martedì 17 maggio 2011

Bin Laden sì Bin Laden no

L’effetto Bin Laden non si è fatto sentire sui mercati, che hanno continuato la propria strada senza particolari scossoni. Di certo quel uomo, dall'aspetto così selvaggio e dai principi così radicali, ha cambiato enormemente il corso della storia americana.
Maledetto dai prezzolati economisti, amato, forse, con un’intensità quasi carnale dai suoi seguaci e altrettanto sensualmente detestato da chi lo giudicava un buffone forcaiolo esaltato dalla propria autorità circoscritta al momento.

Vero è che, dopo l’11 settembre, l’America non è stata più la stessa. Dieci lunghi anni bui caratterizzati da una stratosferica crisi economica tutta interna al paese: dai predatori dei mutui americani ai broker senza scrupoli, dal fallimento della ultracentenaria Lehman Brothers ai licenziamenti a catena di circa 26.000 dipendenti.
Dopo le Torri gemelle arrivò l’insidia del dubbio. Il mito dell’America e delle sue grandi opportunità fu considerata solo un’utopia che aveva ammaliato i nostri bisnonni in un’epoca in cui il fascino dell’avventura oltreoceano veniva esaltato e i fallimenti erano ovattati dalla carenza dei mezzi d’informazione e dal desiderio di fuggire la fame.
La sfiducia nel governo e la radicale polarizzazione politica degli ultimi decenni ha incrementato a dismisura il cospirazionismo negli Stati Uniti. Da qui sono fioccate credenze assolutamente false che rivelerebbero ulteriori falsità raccontate dal potere. Dalla teoria che il crollo delle Twin Towers sarebbero state fatte saltare dal governo per lanciare le guerre in Medio Oriente fino al recente fatto che Barack Obama non sia un cittadino americano.

Ma se il destino di un Paese è appeso a un filo, tanto vale dondolare. Una volta individuato il nemico numero uno, l’America non ha esitato, anche se con metodi poco ortodossi, a estirpare il «suo» male.
E il sole ritornò a splendere sugli Stati Uniti. Sorride lo zio Sam: Washington rimarrà sempre Washington. Soprattutto nelle relazioni internazionali con il conseguente calo della tensione nella regione del Kashmir in Pakistan e in tutto la penisola del Medio Oriente. «Giustizia è fatta». E probabilmente il presidente Obama l’avrà detto con un sospiro di sollievo, ben sapendo che la notizia avrebbe dato una carica psicologica al paese. Quasi a dire mors tua, vita mea.