domenica 25 ottobre 2009

Richiami illegali, denunciati tre cacciatori


Tricase - Tolleranza zero per chi utilizza sistemi illegali per attirare le prede. Gli agenti della Polizia provinciale di Tricase, alle dipendenze del comando di Lecce e coordinati dal tenente Antonio Sancesario, hanno portato a segno una brillante operazione che ha inferto un duro colpo al bracconaggio.
Durante un servizio di controllo e vigilanza nei dintorni di Salve in località “Muntie in località “Scatizzi” della frazione di Depressa di Tricase, le forze dell’ordine hanno sorpreso e denunciato a piede libero tre cacciatori mentre esercitavano l’attività venatoria con l’ausilio assolutamente illecito di richiami acustici elettromagnetici che riproducevano il verso del tordo. Lo scopo era quello di attirarli con inganno per poi abbatterli.

Immediato è stato l’intervento della polizia provinciale che ha messo sotto sequestro i tre fucili da caccia calibro 12, uno svariato numero di cartucce caricate a piombo spezzato e i due richiami acustici completi di audiocassetta e di altoparlante in grado di simulare il canto del tordo.
Per i tre cacciatori che hanno violato la legge n. 27/98 non c’è stata via di scampo. Sono stati loro ritirati i tesserini venatori regionali e sono stati tutti e tre denunciati a piede libero per concorso nell’esercizio dell’attività venatoria con mezzi vietati. Ciò che è stato rinvenuto invece, è stato depositato presso l’ufficio corpo di reati della Procura di Lecce.

Questa operazione è l’ultima di una serie di interventi volti a tutela della fauna selvatica portata a termine dalla polizia provinciale di Lecce durante la stagione venatoria appena iniziata. Come è noto, questi genere di sistemi da caccia, oltre a essere definiti antisportivi”, risultano particolarmente dannosi perché provocano nella zona del richiamo un’alta e innaturale concentrazione selvaggina migratoria che viene abbattuta con estrema facilità. Senza considerare che il suono monotono e ripetitivo emesso dal richiamo elettromagnetico procura disturbo alla quiete pubblica dove sorgono anche nelle zone di caccia, residenze di campagna abitate.

Fonte:«Nuovo Quotidiano di Puglia» del 26/10/2009

venerdì 16 ottobre 2009

Disabilità e integrazione scolastica. I timori dei lavoratori


Gagliano del Capo - Futuro incerto per gli operatori socio assistenziali dell’ambito territoriale di Gagliano del Capo. È avvenuto ieri mattina la vertenza tra il sindaco capofila dell’ambito, Antonio Buccarello e il sindacato, la Federazione Sindacati Indipendenti rappresentata dal delegato Dario Cagnazzo. Nell’incontro durato più di due ore e mezza, le parti sono convenute alla modifica contrattuale a favore dei 23 lavoratori ai quali è stata promesso un contratto a tempo determinato di 12 ore settimanali fino al mese dicembre di quest’anno anziché il paventato contratto a progetto.

Malgrado il positivo risultato raggiunto, i lavoratori destano ancora forti esitazioni.
Dopo dicembre, per loro, nessuna garanzia. Gli oss si sentono traditi per il fatto di non essere venuti a conoscenza da parte del comune del processo di esternalizzazione del servizio, affidato – da alcuni mesi – ad una cooperativa, vincitrice dell’appalto. «Ciò che ci rammarica – spiega un’operatrice – è che dopo essere stati scelti selettivamente tramite una procedura concorsuale, saremo blandamente sostituiti dal personale ausiliare. Gli basterà aver svolto appena 30 o 40 ore di corso per assistere disabili con gravi patologie fisiche e psichiche».

Il sindacato contesta il fatto che gli Ata non possono assolutamente assumere mansioni assistenziali. «L’ambito territoriale – sostiene il rappresentante Dario Cagnazzo - confonde l’assistenza di base ovvero ausiliare tipica dei lavoratori di categoria A con i lavoratori di categoria B che oltre avere l’esperienza per affrontare certe situazioni, posseggono anche conoscenze specialistiche fornite da specifiche procedure di abilitazione come asserisce il contratto collettivo nazionale del 31 marzo 1999». La perplessità della Fsi sta nell’aver indetto due anni fa un concorso nel quale esplicitamente si richiedeva qualifiche di settore.

Il sindaco di Gagliano di Gagliano dinnanzi alle dichiarazioni, ribatte : «Le attuali leggi parlano chiaro. L’accordo ministeriale del 2001 e poi il decreto Gelmini stabiliscono che l’assistenza di base è una prerogativa del dirigente scolastico che ha il dovere di organizzare corsi per il proprio personale Ata». Ma c’è ma. Le scuole non sono preparate ad accogliere questa competenza e sfuggono al problema. «Per questa ragione – prosegue il sindaco di Gagliano del Capo – noi dell’ambito territoriale abbiamo utilizzato nel corso di questi ultimi anni soluzioni tampone». Prima la procedura concorsuale del 2007 con la conseguente graduatoria confermata per più di due anni, poi, l’ultima risposta all’emergenza con la delibera n. 25 del 25/09/09 dove sono state stanziati, con la sottoscrizione di istituti scolastici, enti locali e asl, 20 mila euro per l’esplicazione del servizio tramite l’assunzione di 23 assistenti di base.

«Ora gli interlocutori non siamo più noi, gli enti locali» – prosegue Antonio Buccarello primo cittadino di Gagliano del Capo - «bensì la mera competenza per la ricerca degli assistenti di base sarà affidata alle scuole. Secondo il decreto, gli enti locali dovranno occuparsi invece dell’assistenza specialistica ovvero della ricerca di figure come educatori professionali o logopedisti». Una questione, l’integrazione scolastica dei disabili, che urge al più presto una soluzione. La prossima settimana il sindaco di Gagliano chiamerà gli altri 14 sindaci del distretto socio sanitario per avviare un tavolo istituzionale e definire ufficialmente le competenze tra scuole, asl e comuni.

giovedì 15 ottobre 2009

Bilancio approvato con una maggioranza da "votofinish"

IL CONSIGLIO COMUNALE DI TRICASE

Dopo numerosi rinvii si è tenuta l'assemblea: braccio di ferro sulla nomina degli assessori

Maggioranza risicata ma valida. Nove consiglieri con qualche cambio di casacca. Pantaleo Sodero della “Lista civica per Musarò” passa alla Pdl, partito che incide sempre più nell’esecutivo del primo cittadino. Ma il varo di giunta stenta a decollare e il sindaco ne giustifica l’azzeramento «per ragioni puramente politiche e non programmatiche». Segno che il momento di difficoltà in cui vive la coalizione è ancora attuale, anche se da parte di tutti i componenti del governo c'è la fervida volontà di proseguire la corsa.

Tre ore e mezza di seduta comunale in cui gli animi, a tratti, si sono immediatamente incendiati. Antonio Musarò decide di non scoprire le carte e dopo aver esposto le sue motivazioni riguardo alla sua azione politica, “omette” consapevolmente i particolari sulla nomina degli assessori. Tallone d’Achille che la sinistra coglie al volo, facendo immediatamente outing. Con in mano le cinque notifiche controfirmate dallo stesso sindaco, i consiglieri di minoranza, nel corso della seduta, elencano con tono quasi canzonatorio le nomine. La giunta c’è, ma volontariamente il centrodestra tace perché sa che le lotte intestine non si sono ancora placate e che da un giorno all’altro la situazione in giunta potrebbe per l’ennesima volta cambiare. Le notifiche finora attuate dicono che cinque sono le deleghe affidate su sette con due incarichi in attesa di conferma da parte di Nunzio Dell'Abate e Rocco Piceci.

Il presidente del Pd Alfredo De Giuseppe prende la parola e illustra alla platea gli spasmi di una giunta che a partire dal 20 maggio ha avuto il suo tracollo, culminato poi con la leggendaria lettera del 23 luglio. Senza pietà vengono snocciolati caso per caso i rapporti non idilliaci tra Musarò e la sua maggioranza e da tutta l’opposizione viene chiesto a gran voce “le dimissioni per dignità”: una maniera per svincolarsi dai personalismi dei suoi consiglieri e degli assessori che “politicamente” tengono il sindaco in ostaggio.

Ma il centrodestra smentisce affermando che sono “mere illazioni da campagna elettorale” e conferma la sua piena intenzione di governare il paese. E lo dimostra con i fatti, approvando il bilancio di riequilibrio. Cosimo D'Aversa, funzionario tecnico del settore ragioneria fa sapere al consiglio che rispetto al bilancio di previsione ci sono dei leggeri squilibri. Le entrate nelle casse comunali sono fortemente diminuite. In particolare il gettito dell’addizionale Irpef è stato decurtato intorno al 7% - 8% a causa della forte crisi economica che investe l’intero paese. Stessa storia per l’Ici il in forte riduzione, dove le entrate hanno subito un calo intorno ai 50-60 mila euro. L’unica entrata positiva è la Tarsu che si attesta intorno ai 30 mila euro. Invece le spese presunte per i rimborsi sono risultate nettamente superiori alle previsioni: il comune dovrà versare circa 201 mila euro anziché i 161 euro supposti. Alla fin della fiera, malgrado le uscite, il bilancio è in equilibrio, anche se d’ora in poi nelle casse comunali ci sarà a disposizione poca liquidità.

Per questa ragione i consiglieri di minoranza hanno caldeggiato l’uso di una politica a favore del risparmio energetico e hanno messo in evidenza la necessità di dirottare alcune uscite per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Il sindaco di Tricase, Antonio Musarò, non se l’è lasciato dire due volte e in prima persona ha ribattuto alla provocazione. Ha sottolineato che a causa delle lungaggini burocratiche solo adesso sono avvenute le gare di appalto e che molto presto circa 300 mila euro verranno messi a disposizione per l’adeguamento delle opere pubbliche e la costruzione dei parcheggi di piazza Caserta.

Fonte: «Nuovo Quotidiano di Puglia» del 15/10/2009

mercoledì 14 ottobre 2009

Nulla la prima, il consiglio ci riprova


Niente di nuovo sotto il sole. Alle 8.30 di ieri mattina, il consiglio comunale in seduta ha saltato la prima convocazione perché in aula mancava il numero legale. Una mossa prevedibile che porterà, come da regolamento, alla seconda convocazione del consiglio che si terrà oggi alle 11:30. Segno che il centrodestra tricasino vive in questi giorni una crisi dai contorni apocalittici e che l’ultima scossa di assestamento di questo terremoto politico terminerà non appena finirà il lungo braccio di ferro tra i vari schieramenti politici che compongono questa maggioranza.

Dodici i punti all’ordine del giorno. In primis il bilancio di riequilibrio che deve essere approvato obbligatoriamente entro il 27 ottobre. Se il nodo “giunta” non sarà sciolto entro quella data, è possibile che l’amministrazione comunale sarà presa in adozione da un commissario fino alla prossime elezioni regionali della primavera 2010.

Due le possibili manovre che l’esecutivo potrebbe attuare. La prima è che Musarò e i suoi decidano di presentarsi in consiglio con una maggioranza relativa composta da soli sette consiglieri per la mera approvazione dell’esercizio finanziario. Situazione che rappresenterebbe un’occasione ghiottissima per la sinistra tricasina. Infatti la presentazione di una maggioranza parziale metterebbe a repentaglio lo stesso consiglio poiché i sei consiglieri di opposizione al momento della votazione del bilancio, non offrendosi da spalla al governo cittadino, potrebbero alzarsi e disertare l’aula, costringendo Musarò dieci dopo a riconvocare per un’ennesima volta la seduta consigliare. Un rischio che il centrodestra non intende correre. Per questa ragione, la seconda eventualità, molto più probabile, è che ci sia la presentazione del nuovo varo di giunta assieme a tutti i quindici consiglieri di maggioranza.

Si annuncia oggi una giornata “calda” dove oltre alla questione bilancio sarà affrontata la messa in sicurezza della via retrostante ai poli ambulatori dell’asl, i lavori per il Pug e maggiori delucidazioni sulle ultime dichiarazioni rilasciate alla stampa dall’ex assessore all’urbanistica Rocco Piceci, i lavori di adeguamento per l’asilo nido comunale, la modifica dello statuto Unione “Talassa” tra i comuni di Tricase e Castrignano del Capo e in ultimo l’approvazione di un piano triennale di razionalizzazione per alcune spese di funzionamento.

Fonte:«Nuovo Quotidiano di Puglia» del 14 ottobre 2009

sabato 10 ottobre 2009

Adelchi, un fatto mondiale


Il calzaturificio Adelchi
è stato un po’ la “Fiat del Salento”, un vero e proprio miracolo imprenditoriale. Il fatturato annuo dell’azienda era trainante nell’intero comparto produttivo e assorbiva la maggior parte della manodopera del settore. Da tanti ragazzi veniva vista come la speranza del “posto fisso”. Nel 2001, infatti, il gruppo figurava tra i più grandi calzaturifici italiani, arrivando a esportare dieci milioni circa di calzature in tutto il mondo.

Oggi la situazione è completamente mutata. Il piano di ristrutturazione aziendale e le procedure di mobilità hanno ridotto migliaia di lavoratori espulsi dal ciclo produttivo.
Ma dov'è sta l’imbroglio? I dati fanno riferimento a un passato morto e sepolto. Malgrado il fatturato e la produzione sono pressoché inalterati, si assiste a una drastica diminuzione della manodopera locale. In termini tecnici si parla di “esuberi”. Ovvero esternalizzazioni selvagge di intere fasi della produzione, di trasferimenti massicci di lavorazione, investimenti e manodopera nei paesi asiatici, dove il costo della forza lavoro è sensibilmente più basso e dove è possibile lo sfruttamento senza incorrere in alcuna vertenza sindacale. Va naturalmente aggiunta l’abbondante dose di ammortizzatori sociali concessi dallo stato, soldi pubblici spesi per consentire lo smantellamento degli opifici salentini e la perdita definitiva di migliaia di posti di lavoro, in nome di una “generica” ristrutturazione aziendale, di una “fantomatica” riqualificazione del personale, e di una ancor più “immaginaria” politica di valorizzazione del marchio.

Le leggi di mercato non guardano in faccia nessuno - così dicono. E lentamente assistiamo impotenti a un'involuzione dell’economica locale. Oggi i dati affermano che ormai più la metà delle scarpe esportate viene prodotta all’estero. Nel Salento è rimasta solo la gestione commerciale e logistica, che richiede poche unità di personale. E se Adelchi mantiene i propri stabilimenti nel territorio italiano è per la sola ragione che le scarpe devono essere vendute sul mercato come “Made in Italy”.

Si tratta di strategia aziendale. In realtà basta una sola fase della produzione venga effettuata in Italia per ottenere il marchio. Le calzature salentine lavorate in gran parte all’estero, vengono importate in Italia e rivendute sui mercati con il marchio “Made in Italy”. Ma gli acquirenti non sono stupidi: sanno che dietro il marchio Adelchi si nasconde il Bangladesh o l’Albania. Di conseguenza il valore della scarpa scende, diminuendo anche quello delle esportazioni. Un fenomeno che potrebbe essere contrastato con il disegno di legge depositato e mai discusso in commissione parlamentare per il “Full Made in Italy”. Una proposta normativa che se applicata, garantirebbe il riposizionamento del marchio e della qualità del prodotto salentino.

Ma il processo di delocalizzazione continua inarrestabile. Nel paese di origine, migliaia di lavoratori vengono privati del loro posto di lavoro iniziale e nel paese in cui la produzione è stata trasferita, migliaia di nuovi lavoratori vengono sfruttati a fronte di un salario ridicolo. E oggi al 2009, gli operai italiani si trovano a difendere a denti stretti il proprio posto. Anche sui tetti del municipio.
“Bisogna che tutto cambi affinché nulla cambi” diceva il principe Tancredi nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Tanti, troppi i tavoli di concertazione convocati a Lecce, con qualche una tappa intermedia a Roma, per sortire a un solo e drammatico risultato che ai più sembrava la migliore delle soluzioni: la proroga della cassa integrazione. Fiumi di denaro pubblico spesi per mandare definitivamente a casa migliaia di lavoratori. Un errore clamoroso da parte delle istituzioni versare nelle casse dell’impresa milioni di euro di ammortizzatori sociali, consentendo alla stessa di esportare il lavoro all’estero.

Ormai “les jeux sont faits” (i giochi sono fatti) e non è possibile limitarsi a fare i notai delle crisi economiche. L’Adelchi continua a produrre 10 milioni di paia di scarpe all’anno. Qui, ne è rimasto solo il ricordo dei pullman che portavano 2.000 operai e della sirena della fabbrica che scandiva i tempi di un paese intero. I stabilimenti “veri” sono in Albania, in India, in Etiopia.
La crisi ha picchiato duro, preferendo le distanze. I prezzi di tomaie, suole, colle e scatole si decidono a migliaia di chilometri di distanza. E se c’è bisogno di un uomo per cucire, incollare, lucidare - semplice - basta andare in Egitto, in Romania o in India.

Fonte :«Diciamo», anno III, n°77 del 10.10.2009

mercoledì 7 ottobre 2009

Test per il sindaco: martedì la giornata decisiva

LA SITUAZIONE AMMINISTRATIVA - Convocato il consiglio comunale di Tricase dopo il rinvio della scorsa settimana

Appuntamento con la prossima seduta del consiglio comunale a Tricase - programmata in due tranche - martedì 13 e mercoledì 14 ottobre -, che costituisce la “resa dei conti” per la maggioranza Musarò.
Le ultime vicende hanno largamente dimostrato di esserci venti contrari persino all’aria che si respira. Contrari al primo cittadino che ha avuto l’ardire di nominare una giunta che non piaceva né ai consiglieri della maggioranza tantomeno a due assessori del Pdl, Nunzio Dell’Abate e Rocco Piceci che non hanno confermato l’accettazione delle nuove deleghe a loro affidate. Una spaccatura tutta interna al centrodestra, dove alla fine solo la città ha pagato un prezzo altissimo, visto che in questi mesi si è assistito alla totale paralisi della macchina amministrativa.
Allo stesso modo, venti contrari da parte dell’opposizione che ha già avanzato numerose interrogazioni riguardo all’attuale situazione comunale.

Si prevedono due giornate intense di lavoro in cui maggioranza e minoranza consigliare dovranno affrontare temi di ordinaria amministrazione per la buona conduzione della città: il riequilibrio del bilancio di previsione 2009, i lavori di adeguamento asilo nido comunale e la modifica allo statuto dell’“Unione Talassa” tra i comuni di Tricase e Castrignano del Capo.
Di certo, Musarò cercherà in questi giorni di trovare una soluzione senza danni per la sua amministrazione. I quindici consiglieri dovranno decidere se restare in carica, approvando la giunta, o andare a casa poiché l’ennesima sfiducia porterebbe a distanza di un anno e mezzo a un commissariamento e successivamente alle elezioni amministrative la prossima primavera.

Nel frattempo le beghe esterne al Palazzo si moltiplicano. Per la strade di Tricase, campeggiano i manifesti dell’opposizione che recriminano l’incapacità e l’insensibilità dell’esecutivo Musarò sull’emergenza Adelchi. «Il sindaco non avrebbe dovuto azzerare la giunta in un momento socialmente così drammatico» sostiene il consigliere del Pd Carmine Zocco. Il biasimo della sinistra tricasina si concentra in due precisi momenti. Da una parte, si accusa la maggioranza nel non aver coinvolto i propri esponenti di partito nell’ascoltare e adoperarsi per le istanze degli operai, e dall’altra, si critica la scelta del sindaco e dei consiglieri di aver disertato il consiglio comunale del 1° ottobre con il solo proposito di non affrontare la questione Adelchi.

Fonte:«Nuovo Quotidiano di Puglia» del 08/10/2009

venerdì 2 ottobre 2009

Il rimpasto non piace e dal Pd chiedono le dimissioni del sindaco


Tricase - La notizia del dissenso tra i consiglieri di maggioranza e del varo della nuova giunta fa il giro della città in pochissimi minuti.
Da una parte gli sconfitti, i silurati. Dall’altra chi ha deciso di mandare a casa Antonio Scarcella (Pdl) e i rappresentanti delle liste collegate alla Pdl, Ippazio Cazzato (Azzurro Popolare) e Claudio Pispero (La Puglia Prima di Tutto).

Vacilla l’alleanza Udc-Pdl, e aumentano i veleni. Non a caso sei consiglieri della maggioranza (Agostino Longo, Rocco Martella, Walter Stefanelli, Antonio Giannini, Andrea Sodero e Pasqualino De Marco) non si sono presentati ieri al consiglio comunale in vista della nomina ufficiale delle deleghe assessorili. Una giunta che attende ancora la conferma ufficiale e che nei fatti non ha il lasciapassare di tre consiglieri dissidenti: Andrea Sodero, Walter Stefanelli e Agostino Longo che non intendono dare il loro voto di fiducia al nuovo organigramma.

Francesco Cito, consigliere collegato alla lista “per Antonio Musarò sindaco” chiede «un atto di responsabilità da parte di tutti i consiglieri e di smettere di difendere le proprie posizioni personali». E mentre annuncia tutta la sua contrarietà con la seria volontà di presentare prossimamente le dimissioni – a suo dire irrevocabili – la bufera in giunta non si placa. «Basta con i personalismi, la città ha tanti problemi e ha bisogno di risposte immediate» – prosegue il consigliere Cito, lasciando sottintendere la “mano invisibile” di noti esponenti nazionali che nel corso di questo anno e mezzo hanno esercitato forti pressioni sull’esecutivo Musarò.

Ma a conti fatti, il nuovo organigramma non solo avrebbe cambiato i nomi ma anche il suo orientamento. Ci sarebbero – a dire di alcuni consiglieri – differenze profonde tra l’attuale giunta e quella scelta durante le elezioni del 2008. Nel nuovo “cambio di guardia” alle poltrone, a pagarne le spese sarebbero stati tre assessori della Pdl a favore dei tre esponenti (Vincenzo Ruberto, Bartolo Esposito e Rita Scolozzi) con posizioni politicamente vicine - ufficialmente per i primi due e “ufficiosamente” per l’assessore tecnico ai servizi sociali - alla linea centrista dell’Udc.

Nel frattempo non sono mancate le reazioni sull’attuale quadro di maggioranza. Il numero uno del movimento Azzurro Popolare, il consigliere regionale Aldo Aloisi, ha manifestato il suo disappunto all’estromissione di Ippazio Cazzato, mentre il fair play di Claudio Pispero non va al di là di della semplice spiegazione “di accettare la scelta del sindaco”.

Dal Pd Alfredo De Giuseppe commenta che «visto l'esito negativo e deludente del consiglio comunale di giovedì scorso disertato da lacuni consiglieri di maggioranza credo sia giunto il momento per il sindaco Musarò di dare le dimissioni evitando la prosecuzione di questa crisi in atto da mesi che è controproducente per l'intera comunità di Tricase. Le dimissioni ora ci consentirebbero di votare già a marzo scongiurando un commissariamento che graverebbe dsul paese per un altro anno».

È chiaro comunque che la rimodulazione dell’esecutivo non piace e al momento sembra lontana una possibile riconciliazione tra i vari schieramenti. Non a caso si avvertono pericolosi scricchiolii e appare evidente che, con le scelte di oggi, il primo cittadino sarà costretto, a distanza di un anno e mezzo dalla sua vittoria elettorale, ad aprire una resa dei conti nei confronti dei partiti che compongono la sua maggioranza.

Fonte: «Nuovo Quotidiano di Puglia» del 03/10/2009

giovedì 1 ottobre 2009

Nuova Giunta, ma in Consiglio è caos


Tricase – Il consiglio comunale di Tricase va “in vacanza”, tra le tacite diatribe politiche. Ieri sera non è stato raggiunto il numero legale per aprire i lavori. L’episodio ha accentuato la rabbia degli operai Adelchi che hanno reagito imprecando, sbraitando e facendo saltare persino in aria alcune sedie. Eppure, con un comunicato stampa il sindaco di Tricase, Antonio Musarò dichiara il varo della nuova giunta, staccando finalmente la spina all’attuale amministrazione che politicamente, per via della rottura del quadro di maggioranza, dava da quasi tre mesi l’elettroencefalogramma piatto.

Dopo estenuanti mediazioni, finiscono i giri di valzer e Musarò porta a termine il procrastinare di una situazione politico-amministrativa agonizzante e distratta, segno di una crisi effettiva.
Rispetto all’elezioni del 2008, il rimpasto comunale fa cambiare buona parte dei nomi. Del primo esecutivo rimangono solo quattro superstiti su sette. Due mantengono le cariche precedenti: Giuseppe Cazzato con delega alla politica e igiene ambientale e Vito Zocco all’innovazione tecnologica. Viene scalzato, invece, Claudio Pispero che perde la carica sia di vicesindaco che di assessore. La sua poltrona passa al nuovo vicesindaco Nunzio Dell’Abate che però continua a mantenere la delega alla cultura, mentre Rocco Piceci conquista la delega alla attività produttive. New entry con Vincenzo Ruberto che occupa l’assessorato ai lavori e opere pubbliche, mentre il sindaco, Antonio Musarò, prende con sé la delega all’urbanistica.

Un tourbillon iniziato con la nota lettera del 23 luglio in cui tre assessori e parte dei consiglieri di maggioranza sostenevano che «nel corso dell’ultimo anno, il quadro politico nell’ambito del consiglio comunale si era modificato, portando ad una diversa composizione dei gruppi, da cui la necessità di valutazioni di opportunità politico-amministrativa, indotte sia da esigenze di carattere generale, relative al mutato contesto politico di riferimento, sia per perseguire con rinnovato slancio la realizzazione degli specifici programmi politico-amministrativi prefissati».
Il primo sentore c’era stato già alla composizione della giunta, lunga e faticosa, in cui erano riemerse le logiche partitiche. Poi, i primi mesi di governo cittadino, con l’impressione crescente che la maggioranza non si fosse propriamente unita prima del voto e dove ciascun componente camminasse per proprio conto e non come una squadra. Fino ad arrivare alla rottura. La dura presa di posizione dei tre componenti della Pdl ha poi determinato l’uscita di scena, a beneficio di Rita Scolozzi (unica donna in giunta), dell’assessore ai Servizi Sociali, Antonio Scarcella e dell’assessore alla Pubblica Istruzione Ippazio Cazzato che aveva maldestramente osato candidarsi alla provinciali. L’Udc, come si supponeva, ha alzato la voce in consiglio, riacquistando il suo assessorato in giunta con Bartolo Esposito che assume su di sé la delega “pesante” alle finanze e bilancio.

Una scelta meditata fin troppo a lungo che però ha bloccato l’intera macchina amministrativa. Ora il sindaco, Antonio Musarò, senz’altro, giocherà al rilancio amministrativo della sua nuova coalizione nel tentativo di fugare ogni chiacchiera politica, riportando al centro le istanze della cittadinanza.

Fonte «Nuovo Quotidiano di Puglia» del 02/10/2009