lunedì 6 dicembre 2010

La verità al tempo di Wikileaks

Roba da passato remoto il segreto di stato. Così come gli omissis per coprire ancora ciò che non si può dire. Con un solo click, Wikileaks ha aperto prospettive da disoccupati a due categorie di lavoro: le spie e i burocrati degli archivi della pubblica sicurezza. Migliaia di documenti riservati e sottratti in maniera illecita dal Dipartimento di Stato americano, sono stati diffusi sulla rete.

Una situazione difficile da gestire per la Casa Bianca e per la diplomazia americana, di cui sono state messi in piazza i ragionamenti e le strategie. A far scalpore non sono solo gli scenari già comunemente noti, ma la possibilità di leggerli nero su bianco.
I documenti americani, a una prima lettura, non rivelano nulla di sconvolgente. Certo che la loro pubblicazione, in futuro, può risultare dannosa perché potrebbe creare una serie di complicazioni nei rapporti tra i vari governi.
Ma ancor prima che nei contenuti, l’operazione di Wikileaks mette in ridicolo l’apparato di sicurezza degli Stati Uniti. Due colpi di mouse hanno rilevato la fragilità di un sistema che si vantava dei suoi scudi stellari e delle sue testate nucleari.

C’è da chiedersi se questa può essere chiamata libertà, quando tutto finisce sulla rete senza una valutazione a monte. Il promotore, Julian Assange, la definisce come un’operazione-verità o meglio una nuova forma di giornalismo. L’idea che fare giornalismo sia semplicemente il raccogliere ciò che c’è e buttarlo in rete è esattamente l’opposto di ciò che si intende. E qui, non c’è nessun tentativo di dare senso agli eventi.

Ma dietro questo smisurato desiderio di libertà di stampa, si è sicuri che non ci sia dietro un piano di qualche servizio segreto straniero intenzionato con la pubblicazione di questi documenti a far inclinare i rapporti di Washington con gli alleati? Bastano davvero solo un pugno di informatici, un paio di portatili e tante gole profonde per catturare ben due milioni di messaggi da tutte le sedi diplomatiche?

Troppi sono i lati incomprensibili di questa storia. Una cosa è certa. Il potere degli Stati Uniti è in forte declino e al centro di molti attacchi anche interni al paese. Probabilmente Wikileaks è da considerare un nuovo modo di fare spionaggio. Tocca adesso alla diplomazia e all’intero apparato governativo americano aggiornarsi, ideare nuove soluzioni di sicurezza e affrontare la nuova “cyber-guerra”. Ora che l’antico nemico Osama Bin Laden appare solo un ricordo sbiadito.

Nessun commento:

Posta un commento