mercoledì 13 gennaio 2010

«Il Comune ha agito sempre nel rispetto della legge»


LE REAZIONI - Si difende l'assessore Claudio Pispero, nominato nell'inchiesta della magistratura

Tricase
- La “vicenda Peluso” ha sorpreso non solo la cittadinanza ma di gran lunga anche l’esecutivo per la presenza nelle carte dell'inchiesta del nome di un assessore della giunta. «Abbiamo operato nel rispetto della legge salvaguardando unicamente l’interesse pubblico» commenta il sindaco Antonio Musarò. È di poche parole ma puntualizza lo svolgimento dei fatti, rinnovando tutta la sua stima e fiducia verso l’attuale assessore alle Politiche Sociali, Claudio Pispero. «Ci spiace non poco per quanto accaduto all’avvocato Pispero, ma non ci siamo mai interessati della società “Men in black” della quale sentiamo parlare solo ora. Posso ben dire, dopo un’approfondita ricerca a livello personale che non è mai stato affidato nessun incarico a questa società».

Pomo della discordia fu il chiosco acquistato dalla figlia di Peluso, la quale aveva presentato istanza, chiedendo l’autorizzazione di recupero dell’edificio e della zona circostante. Nell’ordinanza cautelare si parla di tre telefonate intercettate e fatte da Peluso verso Claudio Pispero. «Nel 2008» - precisa l’attuale assessore alle Politiche sociali -«avevo la delega alle Attività produttive e ho dato sempre la mia disponibilità. Sono solito ascoltare, nell’interesse della comunità, le esigenze dei cittadini. L’ho fatto per questo cittadino ma lo faccio ancora tuttora, per chi ne ha bisogno».

In sostanza, il quartiere Lavari, dove era posto il chiosco di Peluso, era un ambiente degradato socialmente e pericoloso per i più piccini. Molte infatti erano le rimostranze dei cittadini in municipio. Perciò dalla figlia dell’arrestato era pervenuta una richiesta di riqualificazione della zona e del chiosco di suo possesso. Domanda che, l’amministrazione tende a sottolineare, ha seguito un’istruzione come una pratica qualsiasi. Prima è stata sottoposta a giudizio dalla commissione edilizia poi dall’ufficio del commercio, seguita infine da una delibera di giunta verso la fine del mese di dicembre 2008.

Dunque nessun atto unilaterale da Pispero, nessuna pressione, nessun tentato atto di corruzione da Peluso. «Nelle mie tante attività ho speso tutto me stesso per lo sviluppo economico della città. Ero orgoglioso di quanto era stato fatto per la zona Lavari. All’elezioni del baby sindaco avevo sottolineato che da lì a qualche giorno i bambini avrebbero avuto un posto sicuro per giocare» replica Claudio Pispero.

Peluso agli amministratori e ai cittadini era solito presentarsi come un soggetto “redento”, che voleva voltare pagina con il passato e da buon padre di famiglia voleva migliorare la situazione economica della figliola. La necessità di bonificare la zona si è concretizzata con quell’istanza, a quel tempo unica per quella zona, che è stata formalizzata in conformità con l’iter amministrativo. «Non ho commesso nulla di penalmente rivelante né tantomeno di illecito. Ho operato secondo l’iter amministrativo nell'alveo della legittimità della legge», aggiunge l'assessore Pispero.

Fonte:«Nuovo Quotidiano di Puglia» del 13/01/2010

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