sabato 26 maggio 2012

LA SENTENZA. Facebook ko contro il clone porno. "Non lede i diritti del social network"

Battuta di arresto nella battaglia legale che Zuckerberg  sta conducendo contro furbetti della rete: un giudice Usa ha dato ragione al gestore norvegese di un sito hard che aveva utilizzato nel suo indirizzo il sito il prefisso "Face" e copiato alcune delle funzionalità del più grande social network del mondo

MENLO PARK - Sono giorni difficili per Mark Zuckerberg. Non solo in Borsa. Il social network più grande del mondo perde anche in tribunale. Un giudice statunitense ha stabilito che il sito pornografico norvegese FacePorn non lede i diritti del social network più famoso. E così il prefisso "Face" può essere usato per caratterizzare il nome di un sito che si dedica alla socializzazione a sfondo pornografico.

Faceporn è un social network in cui sono presenti video a luci rosse. Per gli utenti iscritti c'è la possibilità di commentare i contenuti attraverso il pulsante 'Like', tipico del social network. Il nome scelto da questi siti è un evidente richiamo a Facebook. Gli operatori norvegesi hanno tratto ispirazione per il modo di funzionamento e per l’interazione degli utenti. L'allusione a Facebook ha mandato su tutte le furie il cofondatore, Mark Zuckerberg. Nella querela, che risale a circa due anni fa, si chiedeva al sito norvegese la cessione del dominio e il pagamento delle spese processuali per la presunta violazione del marchio "Face" e per alcune funzionalità molto simili a quelle presenti sul social network.

Il giudice Jeffrey White ha dato però torto a Zuckerberg. Alla base della sentenza ci sarebbe una questione legata alla giurisdizione. Il sito FacePorn, essendo norvegese, non avrebbe infatti offeso né leso nessun cittadino californiano, essendo stata la denuncia presentata a una corte statunitense. Per questo motivo, il sito con i contenuti per adulti, al momento, potrà continuare a utilizzare il proprio dominio e le funzionalità già attive. Secondo alcune indiscrezioni, due sarebbero le possibili mosse per Facebook: fare causa in Norvegia, facendo valere le proprie ragioni oppure cercare un accordo.

Da sempre il gigante californiano rivendica l'esclusiva sull'utilizzo del prefisso "Face". Tant'è che Zuckerberg sta cercando di ottenere la registrazione del brand per evitare che altri concorrenti lo utilizzino. Allo stesso modo il cofondatore è ricorso in tribunale in difesa del suffisso "book", denunciando vari siti come Shagbook, Teachbook e Lamebook. La battaglia continua.

fonte: La Repubblica.it del 25 maggio 2012

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