martedì 22 maggio 2012

PERSECUZIONI. Uganda, dove Nantale rischia la morte perché gay

I sostenitori di Nantale in protesta
Attualmente la donna, fuggita sei anni fa dal suo paese, si trova reclusa in Svezia e ora rischia di essere rimandata nel suo paese, dove gli omosessuali rischiano 14 anni di carcere e in Parlamento si sta discutendo se praticare la pena di morte. Secondo le autorità di Stoccolma al momento la donna "non è in pericolo di vita", dunque può essere espulsa

STOCCOLMA - Perseguitata perché omosessuale. Ora rischia di essere rimpatriata e torturata nel suo paese, in Uganda. È la storia di Nantale Prosscovia, una donna fuggita sei anni fa, dopo che le autorità locali avevano scoperto che aveva una relazione con una donna. Bandita dalla città, con un'attività distrutta e saccheggiata da una folla inferocita, è stata costretta a lasciare la sua terra per il suo orientamento sessuale nell'agosto del 2007. Nantale si è quindi rifugiata in Svezia, dove ha fatto richiesta di asilo. Però la sua domanda è stata respinta perché la sua condizione non è stata ritenuta "in pericolo di vita". Ora la donna è detenuta in un carcere in attesa di espulsione. "Se verrà mandata via, a Nantale spetterà un trattamento disumano in Uganda", ha dichiarato uno dei suoi sostenitori.

VIDEO APPELLO DI NANTALE

La legislazione. Nel paese africano, il dibattito in Parlamento che riguarda la legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso è orientato verso la soluzione della pena di morte per chiunque compia atti nella sfera dei comportamenti omosessuali. In Uganda, le relazioni tra lo stesso sesso sono attualmente punibili con la reclusione fino a 14 anni. Una proposta ampiamente criticata da numerose organizzazioni internazionali in difesa dei diritti umani, oltre che da molti governi occidentali, Svezia compresa. Nello scorso dicembre 2009, il ministro del governo svedese, Gunilla Carlsson, aveva minacciato di tagliare gli aiuti, pari a circa 50 milioni di dollari, all'Uganda a causa della sua legge anti-gay.

I sostenitori di Nantale. Su Facebook e via Twitter, un gruppo di attivisti chiamato Movement for Justice for any means (Movimento per la giustizia con qualsiasi mezzo), chiedono di salvare la donna da morte sicura: sulla rete, da giorni, c'è già una petizione online a cui aderire contro l'eventuale provvedimento di deportazione da parte dell'esecutivo svedese. "E' pura ipocrisia fermare gli aiuti in Uganda mentre poi si sceglie di inviare persone destinate a subire persecuzioni per le loro scelte sessuali", ha detto uno dei leader del 'Movimento per la Giustizia'. "Nantale merita vivere liberamente per quello che è. Il modo migliore e la scelta più giusta per il governo svedese sarebbe quello di tutelare i diritti Glbt, permettendo a Nantale di lasciare il carcere e di darle asilo immediato".

fonte: Repubblica.it del 22 maggio 2012

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